giovedì 1 settembre 2016

Preghiera cristiana ?


Conosco da anni una signora estremamente gentile e dedicata alle opere di carità. 


Ma a quelle vere: donne straniere in carcere, per esempio. Diverse volte, mi ha detto, quasi vergognandosene: non capisco la preghiera dei contemplativi. Dei religiosi che dedicano un paio di ore al giorno alla preghiera, pur avendo molte opere buone da fare. O delle suore di clausura, che fanno ruotare tutta la loro giornata intorno ai tempi della preghiera. Ed io sul momento non ho mai avuto il coraggio di iniziare con lei un discorso serio sul tema.

La preghiera di richiesta, per il credente, è comprensibile a molti. Ma quella di contemplazione? 

Quella nella quale il tempo non conta perché si è davanti a Dio Padre, o a Cristo Crocefisso o allo Spirito Divino ?
Eppure tante persone dell’Occidente “cristiano” cercano in Oriente, o nei movimenti New Age, forme di spiritualità, di elevazione dal quotidiano verso l’assoluto.
Non verso il Dio cristiano, però. Quello che si è rivelato nella storia dell’umanità come ci è raccontato nella Bibbia.


Dopo anni di vita religiosa, io non sono diventato un buon ‘pregatore’ 

anche se appartengo ad un ordine religioso che si chiama dei ‘predicatori’. Dopo pochi minuti penso ad altro: ad altre cose buone, ma non a Dio e ai suoi Misteri.
Un vecchio frate, studioso di storia della spiritualità cristiana, morto da tempo, mi diceva che aveva voluto entrare subito dopo la guerra mondiale in un Ordine religioso monastico, ma che si era accorto (come io ora) che durante la lunga preghiera comune gli venivano alla mente non stupidaggini, ma problemi teologici e filosofici.

Appunto: la preghiera non è riflessione discorsiva sui massimi sistemi e sui grandi problemi dell’umanità e sulle possibili soluzioni. 

Lo ho già confessato: non sono abitualmente un gran ‘pregatore’, ma a volte mi sembra di andare vicino all’essenza dell’esperienza di preghiera. E’ quando dimentico i miei temi di riflessione professionali (attualmente sono soprattutto interessato all’intreccio tra la Storia della Salvezza e la Storia dell’Umanità).

 E’ quando riesce ad astrarmi da me stesso, dalla mia situazione, e vedo e sento i problemi di tanti uomini e donne, bambini e vecchi, ricchi e poveri, che hanno in comune la fame, l’abbandono, il disorientamento, la speranza. E tutti sono ugualmente importanti, come i problemi che li angustiano. O gli avvenimenti che li fanno gioire.
Li considero lungo il percorso della loro vita, lungo il loro arco esistenziale, e li vedo spesso deboli come me, e generosi a volte, come me, ma soprattutto li vedo sotto lo sguardo di Dio che li ha creati perché siano amati, li ha curati nella loro vita pur rispettando la loro libertà, ma soprattutto li attende al fine del loro sentiero individuale per rivelare loco so è il vero amore, il voler il bene dell’altro.

Aristotele ci ha insegnato che il fine della vita è la conoscenza (teoretica) di Dio. Noi cristiani diciamo che Dio stesso ci ha in più rivelato che Egli ci ama. 

Il Dio cristiano ha il viso del Cristo dei Vangeli, di Madre Teresa e – se permettete - di papa Francesco.
Questo è il nucleo della mia preghiera cristiana. Forse solo per questo periodo, ma comunque mi sembra autentica preghiera.
E’ un sentire tutti i problemi di tutte le persone, anche del passato, ma sotto lo sguardo di Dio, dal suo punto di vista. Quello assoluto: sotto il punto di vista dell’eternità, sub specie aeternitatis. Ma soprattutto sotto il potente sguardo benevolo ed amorevole di Dio.


Che la vera secolarizzazione sia quando non si capisce più cosa sia la preghiera cristiana ?