lunedì 10 agosto 2020

RU 486

 


È di un estrema tristezza costatare come l'aborto venga sempre più banalizzato, ridotto all'assunzione ambulatoriale di una pillola.

Come anche che la sua giustificazione "morale" sia la libertà di scelta della donna e che questo venga presentato come un progresso civile, una umanizzazione della vita civile.

Si possono fare molte considerazioni serie pro e contro l'aborto, ma resta un fatto che è un avvenimento tristissimo e che non si può trattarne come ha fatto una studiosa di filosofia su Repubblica dell'8 agosto:

«Da quando l'Agenzia italiana per il farmaco ha dato via libera alla pillola abortiva, i nostalgici della clandestinità si sono sentiti in dovere di iniziare una nuova crociata, parlando dell'interruzione di gravidanza farmacologica come di un aborto "facile" e "fai da te": ormai chiunque, secondo loro, avrebbe potuto abortire con la stessa facilità con cui si beve un bicchier d'acqua, facendo aumentare in modo esponenziale il numero di Ivg».

Questa battuta dei "nostalgici della clandestinità" non è nemmeno classificabile come retorica pubblicistica: è solo fonte di tristezza, di una estrema tristezza. E con coloro che non sentono questo sentimento, è impossibile dialogare seriamente su questo argomento.