Natura, contro Natura, oltre la Natura
Quando usiamo il termine ‘natura’ nel linguaggio comune
intendiamo il mondo che ci circonda: alberi, animali tramonti oppure eruzioni
vulcaniche. Nel linguaggio filosofico si intende piuttosto riferirsi alla
‘essenza’ di qualche cosa, o meglio di qualche ente. In tal caso parliamo di
metafisica, o comunque al più alto grado di astrazione che la propria teoria
filosofica contempla. Se invece se ne parla a livello di riflessione filosofica
morale, allora si intende con ‘natura’ l’essenza dell’uomo che va realizzata. O
meglio, così si intendeva. fino a quando la filosofia classica ed illuministica
ha dominato il campo intellettuale delle élites sociali.
Poi nel XIX secolo ebbe il sopravvento ‘la Storia’
e si
giunse nel XX ad affermare che la natura dell’uomo è di non avere natura. Tale
spostamento avvenne definitivamente nel
passaggio da M. Scheler ad A. Gehlen. Solo la teologia cattolica tenne duro; ma
fino al Concilio Vaticano II. Poi anch’essa abbandonò in gran parte dei suoi
rappresentanti questa categoria.
‘Contro natura’ secondo il dizionario Treccani on line:
Contronatura
avv. –
Grafia unita, non com., della locuz. contro natura, soprattutto con
funzione di agg., invar.:vizî , peccati
c.; peccare c.; è
c. che i figli premuoiano ai genitori.
Vediamo
che nell’ultimo uso non si tratta di morale umana, bensì di previsione
sull’evolversi degli esseri viventi in genere.
Negli
altri casi invece abbiamo l’uso, fino a poco di tempo fa corrente, di peccato
particolarmente grave perché contro la natura intima dell’uomo. Normalmente ci
si riferiva ad atti in ambito sessuale.
Ma, lasciamo la parte questi significati, e ritorniamo all’ultimo. Cioè alla regolarità statistica nella vita degli esseri viventi.
E’ qui
che si innesta direttamente l’ ‘oltre la Natura’, quando si parla e si riflette
sul fatto che l’uomo ha trasformato - e
lo fa sempre di più - non solo l’apparenza esteriore del mondo circostante, ma
anche la propria struttura stessa. Pensiamo all’energia atomica, agli
antibiotici, ma anche a tutta la bioingegneria e agli interventi sul DNA. Alle
protesi tecnologiche e alla biologia sintetica.
Tutta
la tecnologia, sia nel campo della produzione che della comunicazione, sembra
proprio che renda inutilizzabile la categoria di ‘Natura’ perché l’uomo sta
trasformando non solo il mondo esterno, ma anche il proprio mondo interiore.
Appunto con la tecnologia.
Si
ritorna così a dove eravamo partiti perché questo processi in pieno svolgimento
dimostrerebbe che non esiste una natura umana data, e neppure una dei viventi,
e neppure una del mondo fisico, perché l’uomo con la scienze e le tecniche sta
mutando tutte le strutture più profonde degli esseri.
Quindi sulla natura umana aveva proprio ragione Gehlen ?
Nella
filosofia classica la natura è la manifestazione dell’essenza di un essere e
quindi, se con le scienze conosciamo tutta la fenomenologia di una natura e se
disponiamo della tecnica appropriata, possiamo anche mutarla. Ma così mutiamo
anche la sua essenza? Direi proprio di
sì.
Se
mutiamo l’essenza dell’uomo, le sue strutture portanti profonde, potremmo anche
esplicitamente ipotizzare che l’uomo termini di esistere.
Sono finiti i dinosauri, perché non dovrebbe finire l’uomo ?
Infatti
se si muta l’essenza (che non è un dato di fatto materiale, pur essendo reale) si muta
definitivamente il relativo essere, e
quindi se mutiamo l’uomo attuale - nella sua forma che è stabile nelle ultime
decine di migliaia di anni - non abbiamo più l’uomo. Avremmo un altro essere,
vivente ma non più l’uomo. Non più l’Homo Sapiens Sapiens.
Chiediamoci,
al di là di ogni retorica: è accettabile questo? E’ socialmente accettato
questo?
E
all’interno di una visione cristiana del mondo umano e del cosmo: è questo
l’esito di 2000 anni di Cristianesimo ?
C’è chi
parla da anni di ‘Beyond God’. Perché non dovremmo avere anche un ‘Beyond
Human’ ?